Cenni storici ed artistici
STORIA
La prima menzione riguardante la Parrocchia di Castenaso si trova nell’elenco delle Chiese Parrocchiali del contado bolognese del 1366. Ignota rimane la data di edificazione della prima e più antica chiesa.
Il libro piu’ antico conservato in questa chiesa e’ “il libro dei battezzati” del 1552. Nelle fondamenta di questo antico edificio, quando venne distrutto a causa dello stato di rovina in cui versava nel 1833, venne trovata una moneta del 1400, possibile “terminus post quem” * dell’edificazione dell’edificio preesistente.
(* “termine dopo il quale” che indica la datazione approssimata di un evento, di un’opera, di un manufatto o di una struttura, e in particolare il termine dopo il quale tale datazione va posta)
E’ possibile quindi la costruzione di un precedente edificio di culto nel 1600.
L’attuale chiesa di San Giovanni Battista venne costruita tra il 1833 ed il 1838, ad opera del parroco Don Martino Amadori su disegno dell’ing. Zefirino Rabbi e negli scavi per le fondamenta del coro nel 1833 furono rinvenuti oggetti riferiti a riti pagani.
In quattro anni venne portata a termine e il 23 settembre 1838 fu consacrata dal S.E. Card C. Opizzoni.
La nomina della parrocchia (e dei parroci) apparteneva 120 anni prima del 1844 alla fam. Senatoria Bonfilioli, passando poi ai frati Agostiniani di S. Giacomo in BOLOGNA.
Ristrutturata ed in parte ricostruita nel secondo dopoguerra a causa dei danni dovuti all’abbattimento del campanile, fu poi nuovamente ristrutturata nel 2006 con costruzione e consacrazione del nuovo altare post-conciliare in marmo.
LA STRUTTURA
La chiesa di san Giovanni Battista si trova in via Tosarelli 71, a Castenaso, strada che collega il centro abitato con la statale per Bologna, ed e’ collocata al margine stradale con entrata rivolta a SUD.
L’edificio e’ a struttura portante in mattoni, pianta longitudinale ad aula unica, presbiterio coperto da una grande cupola, e abside di forma semicircolare.
L’ingresso alla chiesa è preceduto da un ampio sagrato di forma rettangolare con pavimentazione in ghiaia. Questo sagrato è separato dalla strada tramite marciapiede e fittoni collocati all’ingresso, frontalmente all’accesso principale dell’aula. Gli esterni presentano una coppia di colori rosso-ocra.
ESTERNI
La facciata a salienti, su due registri, è conclusa da un timpano triangolare.
La chiesa, si presenta con un profilo a salienti rampanti laterali e croce in ferro sulla sommità del tetto, si compone di due registri sovrapposti, separati da una cornice interrotta al centro della facciata dalla geometria di un arco a tutto tondo definito da modanature sempre in ocra su sfondo intonaco rosso mattone. Il registro inferiore ospita l’entrata ed è scandito due coppie di lesene, mentre nel registro superiore le lesene più interne fingono l’imposta dell’arco a tutto sesto che nel registro superiore inquadra un oculo. Le lesene che restano ai fianchi definiscono gli estremi della facciata, più stretta che nel registro inferiore. I fianchi esterni dell’aula, anch’essi intonacati, presentano facciate lisce visibili solo parzialmente in quando occupate dalla canonica ed altri ambienti parrocchiali.
Il campanile (posteriore) fu edificato nel 1800 su progetto dell’Ing. Venturoli ed aveva 4 campane, tre fuse dal Rasori e la piu’ piccola dal Fornasini.
Tra il 1939 ed il 1940 questo campanile venne abbattuto e ricostruito sempre a dx presso la facciata della chiesa.
Da una foto di quegli anni si vede come la chiesa presenti due campanili, uno, quello poi abbattuto nell’aprile 1945, davanti in costruzione ed l’altro preesistente presso l’angolo posteriore destro della chiesa.
All’esterno, all’angolo destro della facciata, si vede la base quadrata del campanile abbattuto nel 1945 dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale per scopi bellici, come avvenuto per altri campanili dei dintorni.
Ricordi orali raccontano che tale campanile non crollo’ al primo minamento ma dovette subirne un secondo e solo con questo infine crollo’ e la sua parte sommitale fu scaraventata a molte decine di metri di distanza nei coltivi piu’ prossimi al fiume.
Annessa alla chiesa a levante (dx) venne conservato nella ricostruzione del 1833/38 dalla precedente costruzione, un vecchio tempio, riconvertito in oratorio dedicato a S. Anna.
INTERNI
Gli interni son trattati con tinta color paglierino, le nervature architettoniche son di color grigio, mentre la cupola e la copertura a semi-cupola dell’abside sono affrescate.
Si accede all’aula attraversando una bussola lignea. Il pavimento è in graniglia. L’interno, ad aula unica, è ritmato in sei campate con volte a botte costolonate e unghiate in corrispondenza delle finestre. Lungo i fianchi le campate sono separate da lesene con capitelli ionici, su cui si sviluppa un cornicione che corre lungo tutta l’aula. Cinque cappelle si aprono sulla navata: sulla sinistra dall’ingresso la prima con copertura a semi-cupola e la seconda e la terza con volte a botte, sulla destra due cappelle con volta a botte.
La zona presbiteriale, rialzata di due gradini rispetto il livello dell’aula, è preceduta da un arcone su colonne libere ed è coperta da una cupola, è composto al centro dall’altare in marmo, a destra dall’ambone, a sinistra dalla sede del celebrante e al centro, dietro all’altare, dal tabernacolo. In alto, ai lati dell’altare, si trovano due cantorie sotto le quali si aprono due ambienti.
Lo sviluppo longitudinale della chiesa si conclude in un’abside di forma semicircolare, ospitante un coro, con copertura a semi-cupola.
L’assemblea è ordinata frontalmente al presbiterio e si organizza su due file di panche lignee e sedie disposte a battaglione.
Il fonte battesimale a tempietto con quattro colonne del Prof. Zaccarini, si trova nel fianco sinistro dell’aula, nella prima campata dall’ingresso, all’interno di una cappella semicircolare. Le pitture presenti (fede, innocenza e beatitudine) sono del pittore Antonio Muzzi.
La chiesa parrocchiale custodisce arredi sacri di scuola bolognese risalenti al XVIII secolo, compreso il prezioso portello del tabernacolo, in rame dipinto, di Gaetano Gandolfi (1734-1802) anche se erroneamente a volte attribuito al fratello Ubaldo.
Gli ornati degli interni furono opera degli scultori sigg. Putti Giovanni e del figlio Massimiliano, nonche’ del Brighenti, che era anche il capomastro e di Giacomo Demaria (o De Maria), allievo del Canova, che orno’ la cornice della cappella maggiore. Gli altari laterali presentano dipinti di Simone da Pesaro, Rasori Vincenzo, Giovanni Girolamo Bonesi (il dipinto era prima attribuito a Bonone da Ferrara: Carlo Bonone o Bononi) e Felice Torelli (anche qui il dipinto era prima attribuito ad altri: Gian Giuseppe Dal Sole).
E’ presente lungo la navata centrale, la pala d’altare raffigurante S. Nicolo’ coi santi Pier Celestino e Antonio Abate (1743), di Cesare Giuseppe Mazzoni o Gioseffo Mazzoni 1678-1763 proveniente dalla chiesa di San Nicola/Nicolo’ di Veduro e sull’altare Maggiore copia ottocentesca, attribuita a Paola Serrazanetti Alfani, del Battesimo di Cristo di F. Albani, che si trovava nella chiesa di S. Giorgio in Poggiale a Bologna ed ora esposto in pinacoteca.
Nella sagrestia erano custoditi (1844) un quadro con la “fuga di Maria e Giuseppe col bambino dall’egitto” del Franceschini e il “martirio di S. Stefano” del Samacchini.
I dipinti “fuga in egitto” e “Martirio di S. Stefano” e quelli di Simone Cantarini sono oggi mancanti.
Da notare che il dipinto dell’Immacolata concezione di Felice Torelli, e’ una versione semplificata di una pala ora al Museo di Castelvecchio a Verona.
La scultura di maggior pregio e’ un crocefisso di bosso posto dirimpetto al battistero sopra un confessionale, scolpito tra fine seicento e primi del settecento (forse lo stesso attribuito al 1400 nelle note della diocesi del 1844).
L’organo, collocato nel presbiterio in cantoria “in cornu evangeli”, fu costruito da Giuseppe Guermandi di Bologna nel 1845 e modificato da Abele Marenzi nel 1909. Gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale, è stato ricostruito nel 1992 dall’organaro Paccagnella di Albignàsego (PD) utilizzando il materiale superstite.